mercoledì 6 luglio 2011

Il passante


Guerriglia. Ennesimo atto di un’eterna farsa chiamata TAV. Non mi soffermerò sulle ragioni meramente tecniche per le quali sia giusto o no fare questa maestosa opera, ma mi piacerebbe capire se facciamo o no parte dell’Europa, se abbiamo o no degli obblighi nei suoi confronti o se semplicemente a noi, paese di poeti, di santi e di navigatori ci è tutto dovuto. Il diritto di protestare è e rimane sacrosanto, ci mancherebbe, ma quando si confonde il dialogo con l’oltranzismo la cosa oltrepassa il buon senso e, anche avendo validissime argomentazioni, si passa automaticamente dalla parte del torto. Scolpiamo nella roccia viva un concetto: domenica a Chiomonte hanno perso tutti. Hanno perso i No-TAV perchè le loro ragioni sono state eclissate dai Black Bloc e ha perso lo Stato che per l’ennesima volta non ha saputo spiegare l’importanza di questa opera rendendosi incapace sia di dialogare che di imporre nonchè di arginare una protesta che col tempo mutava in guerriglia.

Calato il polverone, ecco che dall’ombra dei boschi della Val di Susa spuntano comici, politici e politicanti che, cavalcando l’onda delle recenti tornate elettorali, si fanno portavoce di una protesta che non li appartiene chiedendo che vengano deposti manganelli e lacrimogeni e ascoltate le ragioni di un centinaio di vandali stranieri che non sanno neanche dove sia Chiomonte. Mi imbarazza l’altruismo dei Black Bloc, si fanno portavoce di qualsiasi protesta ci sia in giro per il mondo non conoscendone neanche le cause.
Non capisco perchè si voglia fermare il progresso, non capisco perchè, dopo anni di propaganda ecologista a favore dei trasporti su rotaia per abbassare la quota di trasporto su gomma, un’opera di tale importanza e di tale portata, un progetto Europeo addirittura, svanisca in una nube di demagogia e populismo. Ci lamentiamo che in Calabria ci sono tratti di ferrovia a binario unico con locomotori diesel e non vogliamo l’alta velocità, non pensate che ci sia un non so che di masochistico in tutto questo? La montagna non si può forare, come se non esistessero gallerie in Italia, come se il Frejus non fosse ad un tiro di schioppo da quelle valli, come se fossimo tornati indietro di secoli  e le montagne sacre e i loro abitanti Druidi, Elfi e Folletti non dovessero venir disturbati. Ma per quale motivo sul versante francese non succede nulla? Per quale motivo i trafori delle Alpi francesi sono ad impatto zero? Per quale motivo due tratte della stessa opera, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, avrebbero un impatto sul territorio così profondamente diverso? Di chi è la colpa di questa disinformazione e di questa paura? Degli ecologisti No-Tav, No-Autostrade, No-Ponti, No-PaleEoliche, No-Discariche, No-AntenneTelefoniche, No-Progresso? Dei nostri amministratori incapaci di far passare i giusti messaggi con le giuste parole? E’ colpa di un becero e cieco odio politico? Forse sfiducia profonda dopo anni di cricche e logge massoniche che dirigono appalti e lavori pubblici? Probabilmente la risposta è un giusto mix di tutte queste, ma mi piacerebbe che ogni tanto l’Italia si riscoprisse paese innovatore, all’avanguardia, al passo coi tempi e non solo zavorra europea in balia di un neo-decadentismo contrapposto ad un positivismo scientifico che ci sta emarginando sempre di più nella corsa per la rinascita e il progresso.
Ma forse questi sono solo sogni di una notte di mezza estate.

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